Formiche giganti e drosofile melanogaster innamorate

Immerso nel freddo sterilità di un laboratorio di biologia, un giovane chiamato Marcel stava scrutando intensamente una piccola drosofila, piccola mosca dal ventre nero. La sua vita era dedicata alla scienza, alla ricerca dell’ignoto, in un isolamento simile a quello di un monaco, con un ardore che avrebbe potuto essere paragonato a quello di un poeta per la bellezza.

Tenendo con cura una provetta piena di un liquido incolore, un feromone che aveva sintetizzato lui stesso, Marcel progettava un esperimento audace. Sperava di modificare il comportamento dell’insetto, di guidare le sue inclinazioni sessuali verso di lui, un essere umano.

Le sue mani, solide e delicate, aprirono la provetta con la stessa cura di un amante che accarezza la persona amata. Un lieve profumo si diffonde nell’aria, un odore che avrebbe potuto mandare in delirio ogni drosofila femminile.

Con precisione meccanica, Marcel attivò una serie di luci LED, ciascuna programmata per emettere uno specifico spettro di luce, stimolando i recettori visivi dell’insetto. Osservò attentamente la drosofila, i suoi occhi minuscoli che rispondevano alle luci intermittenti. Il suo piano sembrava funzionare.

In quell’istante tutto sembrò rallentare, come se il tempo avesse deciso di prendersi una pausa. Il battito delle ali della drosofila, il suo fruscio quasi impercettibile, simile a un abito di seta che scivola sul pavimento. Il suo volo incerto verso Marcel, guidato dal profumo irresistibile del feromone e dalla luce ipnotica dei LED.

Il cuore di Marcel iniziò a battere più veloce. L’insetto, come sotto un incantesimo, volò verso di lui, si posò sulla sua mano e iniziò a corteggiarlo, come se lui fosse un altro maschio della sua specie. Il piano di Marcel aveva avuto successo.

In quel momento, Marcel provò una sensazione di euforia inaspettata, un tipo di felicità riservata solo a coloro che dedicano la loro vita alla ricerca della conoscenza. Aveva compiuto l’impensabile: aveva fatto innamorare una drosofila di un essere umano.

Il successo dell’esperimento colmò Marcel di una gioia euforica, ma non poté fare a meno di rimanere ipnotizzato dal minuscolo insetto sulla sua mano. La drosofila, con le sue ali che vibravano leggermente, sembrava danzare per lui. Marcel rimase in silenzio, osservando il piccolo spettacolo che si svolgeva sulla sua pelle.

Tuttavia, la sua mente da scienziato non poteva fermarsi. Era riuscito a manipolare l’orientamento sessuale di un insetto, sì, ma che implicazioni aveva ciò per il resto del mondo naturale? Poteva questa scoperta essere applicata ad altri animali, o addirittura agli esseri umani? Queste domande iniziarono a frullare nella sua mente, spingendolo a proseguire le sue ricerche.

Eppure, in quel momento, decise di godersi il suo successo. Per la prima volta, Marcel sentì un legame con la drosofila. Non più solo un soggetto di studio, ma un compagno, un collegamento a un mondo che era stato precedentemente inaccessibile a lui. Non poteva fare a meno di sorridere, mentre la piccola creatura continuava a danzare sulla sua mano.

Giorno dopo giorno, Marcel continuò il suo lavoro nel laboratorio. Con ogni nuovo esperimento, con ogni nuova scoperta, il suo amore per la scienza solo crebbe. E la drosofila, che una volta era stata solo un soggetto di studio, era diventata per lui un simbolo del suo amore per la conoscenza, un costante promemoria di quel giorno in cui aveva fatto innamorare un insetto di un essere umano.

Con il successo del suo esperimento sulle drosofile, Marcel sentì una nuova ondata di audacia. Si rivolse ad un nuovo soggetto di studio, una creatura di piccole dimensioni ma di grande complessità: la formica.

La formica, con la sua società complessa e l’abilità di portare pesi molte volte superiori al suo peso corporeo, era un soggetto di studio affascinante. Ma Marcel aveva un piano più ambizioso: voleva modificare geneticamente una formica fino a farla diventare delle dimensioni di un coniglio.

Il laboratorio divenne il suo santuario, un luogo di devozione alla scienza. Con una cura meticolosa, si avventurò nel complicato processo di ingegneria genetica. Con lo stesso dettagliato livello di descrizione che avrebbe usato Flaubert, avremmo potuto illustrare le ore passate da Marcel di fronte al microscopio, la luce verde che si rifletteva nei suoi occhi intenti, le mani salde ma delicate che manipolavano gli strumenti di precisione.

Giorno dopo giorno, notte dopo notte, lavorò senza sosta. Si poteva quasi sentire il ticchettio dell’orologio sul muro, ogni ticchettio un passo avanti nel suo esperimento. Le sue dita scivolavano con precisione sui microtubi, la sua attenzione era completamente rivolta all’organismo che stava modificando.

Dopo settimane di lavoro instancabile, Marcel era pronto per il momento della verità. Iniettò il suo campione modificato in un uovo di formica e aspettò. I giorni passarono lentamente, ogni momento pieno di tensione palpabile.

Poi, un giorno, l’uovo si schiuse. Da esso emerse una formica, ma non una formica qualsiasi. Era delle dimensioni di un coniglio, proprio come Marcel aveva previsto. Nonostante la sua dimensione, manteneva tutte le caratteristiche delle sue controparti più piccole: l’esoscheletro lucido, le antenne vibranti, le mandibole forti.

Marcel rimase senza parole davanti alla sua creazione. La sua mente fu invasa da un sentimento di meraviglia e stupore, ma anche di un leggero timore. Aveva sfidato le leggi della natura, aveva creato qualcosa che non era mai esistito prima. Ma con questa realizzazione venne anche una nuova serie di domande, una nuova avventura di scoperta che lo aspettava. E con un sorriso sul volto, Marcel si preparò per il prossimo capitolo della sua vita dedicata alla scienza.